Il percorso di visita parte dall’antica bilancia medioevale da mercato per arrivare alla “vetrina dell’innovazione e dell’industria”, con le moderne bilance elettroniche di cui appositi pannelli illustrano il funzionamento. E’ un itinerario di grande suggestione, un viaggio attraverso la storia umana certamente consigliabile a grandi e piccoli (il numero telefonico da raggiungere per prenotare la visita è 059-527133). La varietà degli strumenti esibiti documenta la lunga fatica e le penose difficoltà affrontate nel corso dei secoli per confrontare metodi di misurazione che cambiavano da regione a regione, spesso da comune a comune. Leghe, miglia, piedi, libbre, mastelli, biolche, bracci, quartari, tomoli, some, secchie, pertiche, barili, canne, palme, once, canne, carozzi, botti, mondelli, quartigli: per orientarsi nell’infinito labirinto delle misure locali occorrevano intricate tabelle e calcoli tanto ardui da rendere facile l’imbroglio. Una libbra pesava 340 grammi a Modena ma 361 a Bologna. A Mirandola era più leggera, 326 grammi appena. A Brescello un mastello “da uva” corrispondeva a 34 chili e 800 grammi di oggi: ma il mastello di Carpi pesava il doppio, 68 chili. In qualche parte d’Italia la varietà dei pesi rappresentava soprattutto la prepotenza di chi li aveva imposti. I baroni siciliani usavano nel Trecento “tomoli” di due tipi: uno per misurare il grano conferito dai contadini al padrone, l’altro, più piccolo, per il grano che il padrone rivendeva ai contadini.Campogalliano è la patria dei bilanciai. Il primo che la storia ricordi si chiamava Francesco Crotti. Di mestiere faceva il fabbro: ebbe l’idea di mettersi a fabbricare bilance intorno al 1840, quando l’unità d’Italia era ancora una speranza. I suoi strumenti garantivano tutta la precisione a quei tempi possibile e nel volgere di pochi anni si imposero sul mercato. La “Premiata fabbrica nazionale di strumenti per pesare” fondata da Crotti diventò quella che oggi si chiama un’azienda leader, al punto che fu richiesta di fornire una bilancia pesa-bambini a Casa reale quel giorno del 1937 che vide nascere Vittorio Emanuele di Savoia, primo figlio maschio dell’allora principe ereditario Umberto. Le fabbriche analoghe s’erano nel frattempo moltiplicate: l’esigenza di un sistema universalmente valido era prevalsa a quel punto definitivamente, consegnando alla polvere delle soffitte una serie interminabile di misure e di pesi locali, della cui sterminata varietà faceva fede la molteplicità dei termini in uso fino all’Ottocento.La storia non conserva tracce di chi inventò la bilancia. Lo strumento risale con ogni evidenza ai primordi della civiltà. L’esigenza di misurare il peso era avvertita nella vita commerciale come nelle attività dello spirito: nell’iconografia delle tombe etrusche come nelle decorazioni dei vasi greci ricorre il motivo del Dio che valuta le colpe e le benemerenze dei trapassati mettendole sui piatti della bilancia. Uno strumento di questo tipo fu trovato in Egitto nel corso degli scavi di Naqada, età settemila anni o giù di lì. Con il trascorrere dei secoli le bilance si sono evolute, naturalmente adeguandosi alle nuove conquiste tecnologiche.Fra le sorprese che aspettano il visitatore a Campogalliano, la pesata “spaziale” non è da trascurare: apposite bilance gli dicono quanto peserebbe spostandosi sulla Luna o su Giove. Può essere un incentivo per mettersi a dieta.
Museo della Bilancia, via Garibaldi 34/aI - 41011Campogalliano MO
aperto sabato e festivi10 - 12.30 15 - 18.30
e sempre su prenotazione+39 59 527133 - fax +39 59 527084
museo.bilancia@cedoc.mo.ithttp:/
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